Location
L’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore è situata nel cuore delle Crete Senesi, lungo la strada che collega Buonconvento con Asciano, all’interno di un bosco di cipressi, querce e pini.
E’ una tappa obbligata per chi si rechi nella zona sia per la location, sia per l’importanza storico-territoriale, sia per l’elevato numero di opere d’arte in essa racchiusa.
Per il sottoscritto è un luogo piuttosto familiare: per tre anni ho partecipato con la famiglia alla messa pasquale nella chiesa dell’Abbazia, incantato non solo dall’atmosfera dei luoghi, ma anche dai cori e dalle litanie dei monaci che accompagnano per tradizione la messa (per appunto, definita volgarmente “messa cantata”, e più aulicamente “liturgia monastica cantata in gregoriano”).
Per il sottoscritto è diventa anche una tappa obbligata per fare shopping, in particolare di crema spalmabile di latte e miele prodotta dai monaci, che in famiglia chiamiamo “nutella bianca”.
Storia
L’Abbazia venne fondata nel 1313 da Giovanni Tolomei, appartenente a una ricca famiglia senese che, fattosi monaco, assunse il nome di Bernardo ed entrò nell’ordine dei Benedettini. A 40 anni il Tolomei si ritirò in questo luogo inospitale di proprietà della famiglia per vivere come eremita.
La fondazione dell’Abbazia fu approvata nel 1319 dal Vescovo. Nel 1320 iniziò la costruzione del monastero e nel 1344 la Congregazione Olivetana ricevette la conferma dal Papa.
I possedimenti del Monastero si estendevano per chilometri e i monaci olivetani influenzarono notevolmente, da un lato, l’organizzazione agricola nelle Crete Senesi; dall’altro lato, la cultura e l’arte del territorio, dando un forte impulso alla tecnica artistica della tarsia in legno effettuata con il legno massello.
Accesso al complesso monastico
Si accede al complesso monastico tramite un suggestivo viale di cipressi in salita.
Sulla sommità della salita campeggia un palazzo medievale con torri merlate in mattoni rossi, che si raggiunge attraversando un ponte levatoio. Oggi in questa costruzione c’è un bar/ristorante; a mia precisa domanda un frate ha risposto che è stato costruito come porta d’ingresso fortificata del monastero (e Wikipedia conferma tale ricostruzione storica).
Sopra la porta di ingresso c’è una terracotta smaltata raffigurante la Madonna con il bambino. A prima vista sembrerebbe essere una riproduzione contemporanea di un’opera d’arte antica, visti i suoi colori sgargianti. Su internet, invece, ho letto che trattasi di un’opera originale attribuita alla (famosa) produzione della famiglia Della Robbia.
Superato la costruzione di ingresso si imbocca un altrettanto suggestivo viale di cipressi in discesa lungo qualche centinaio di metri. Scendendo si incontra, tra le altre cose, una gigantesca vasca (grande quasi come una moderna piscina indoor) che è stata costruita nel 1533 per l’allevamento dei pesci e che oggi è in disuso.
Terminata la discesa si incontra il campanile, l’abside della chiesa, la bianchissima statua di San Bernardo Tolomei (di Massimo Lippi) e, sulla sinistra, l’edificio che ospita la foresteria.
Foresteria e negozio di souvenir
Quella che oggi è la foresteria, un tempo era la scuderia dell’Abbazia. Oggi ospita un albergo con stanze singole, doppie, triple e matrimoniali, per un massimo di 70 posti letto. Ci sono anche delle sale per convegni.
Nello stesso edificio c’è un negozietto di souvenir e prodotti tipici dell’azienda agricola dell’Abbazia. In questo negozio si trovano libri, unguenti, miele, articoli da regalo e, soprattutto, la suddetta crema spalmabile a base di latte e miele.
Il Chiostro Grande e i suoi affreschi
E’ possibile effettuare una visita gratuita del monastero.
La prima cosa che si incontra è il Chiostro Grande, a pianta rettangolare, realizzato tra il 1426 e il 1443.
Gli affreschi, lungo le pareti delle quattro gallerie al pian terreno del chiostro, sono il principale aspetto di interesse per il turista. Si tratta di 35 scene che coprono interamente le pareti e raffigurano gli episodi della vita di S. Benedetto.
Il primo artista a iniziare questo grande lavoro è stato Luca Signorelli nel 1497-1498 e successivamente ha continuato Antonio Bazzi, detto Il Sodoma, dopo il 1505.
I colori sono vivacissimi; le descrizioni, in un divertente italiano volgare, e i dettagli dei dipinti danno una visione della vita e dei paesaggi del tempo.
Questi affreschi sono considerati un capolavoro del rinascimento italiano e sono veramente interessanti anche per chi non è esperto di arte.
Biblioteca e la farmacia
Percorrendo il Chiostro Grande si incontra una scala che porta alla biblioteca.
La sala della Biblioteca è costituita da un lungo ambiente diviso in tre navate da un colonnato.
Ho letto che la biblioteca monastica contiene 40.000 tra opuscoli e volumi.
Da un grande arco che si apre nella parete di fondo, tramite una doppia scalinata, si accede all’uscio della Farmacia. Questa raccoglie vasi di ceramica e alambicchi, un po’ troppo impolverati per i miei gusti, ma di sicuro fascino.
Biblioteca e farmacia danno l’impressione di non essere concretamente utilizzati da anni.
Refettorio
Dal Chiostro Grande è possibile dare un veloce sguardo anche al Refettorio del Monastero, fermandosi sull’uscio della porta.
Quest’ultimo fu costruito nel 1387-1390 ed è costituito da una unico grande sala illuminata da grandi finestre rettangolari che si aprono sulla parete sinistra. Le pareti e la volta sono decorate da affreschi. Sulla parete di fondo è posta la tela raffigurante l’Ultima Cena.
E’ sicuramente molto interessante dal punto di vista architettonico ed artistico; tuttavia, la cosa che più mi intriga di questo locale del complesso monastico è rappresentato dal fatto che è tuttora in uso. Infatti, in un paio di occasioni ho assistito alla preparazione delle tavolate per il pasto che a breve avrebbero consumato i monaci, ammirando la precisione e la meticolosità con cui il monaco disponeva piatti e posate sui banchi in legno massiccio.
Chiesa
La chiesa è sul lato settentrionale del complesso monastico.
Ospita diversi affreschi e dipinti. L’elemento che tuttavia ho trovato di maggior interesse è il coro in legno, intagliato e intarsiato da fra’ Giovanni da Verona, e che viene considerata una evidente “prova dell’eccelsa abilità tecnica e artistica raggiunta dagli intarsiatori olivetani”.
Il coro ligneo merita una segnalazione non solo per il suo valore artistico, ma anche perché è il luogo che ha ospitato il sottoscritto e la sua famiglia durante le lunghe messe pasquali (nelle ampie sedute un adulto e un bambino riescono a stare seduti, quasi comodi).
La cantina
Per lo shopping non c’è soltanto il negozio vicino alla foresteria, ma anche una antica cantina che si trova sotto il Chiostro Grande.
La visita alla antica cantina è consigliata anche a chi non è appassionato di vini: si possono infatti ammirare, illuminate con sapiente maestria nel buio dei sotterranei dell’Abbazia, le gigantesche botti usate per conservare il vino e l’olio di oliva prodotto dai monaci.
E’ possibile effettuare un assaggio gratuito del vino e della grappa. Io ho personalmente assaggiato l’olio di oliva, imbevuto in tozzi di pane (buono, ma lo avrei apprezzato maggiormente se ci fosse stato un pizzico di sale).
Cimitero
Usciti dall’Abbazia si incontra un sentiero in piano che entra nel bosco. Dopo qualche decina di metri si incontra sulla destra la cappella dedicata a San Bernardo Tolomei, eretta nel 1760 sulla grotta dove il santo si raccoglieva in preghiera e penitenza.
Proseguendo si arriva al cimitero del complesso monastico, dove sono raccolti i resti mortali dei monaci olivetani.
Considerazioni finali
L’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore rappresenta una delle destinazioni di maggior interesse storico-artistico della provincia senese.
Per la sua particolare location, e il contenuto delle opere d’arte che racchiude, si presta ad una visita tutt’altro che noiosa, fattibile anche con bambini piccoli.
Per percorrere il viale d’accesso, visitare le varie parti del complesso monastico, fare un po’ di shopping, si rendono necessarie quanto meno due-tre ore.
Bello
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