La Città Nuova di Quito
La risalita della Valle dei Vulcani si è conclusa martedì 8 agosto allorché abbiamo raggiunto Quito, la capitale dell’Ecuador.
Quito è una città di oltre due milioni di abitanti ubicata a 2.850 mslm. Dalla lettura delle guide turistiche e dai blog consultati ho capito che per il turista occidentale le parti di maggior interesse di Quito sono, nell’ordine, la Città Vecchia e la Città Nuova.
Noi siamo entrati a Quito da sud, con l’autostrada. La prima cosa che abbiamo notato è stata l’estensione della sua area metropolitana, che ci è parsa non proporzionata al numero di abitanti. Forse questo dipende dall’orografia della zona, caratterizzata da montagne e profonde valli, con la conseguenza che tra un quartiere e l’altro della città potrebbe esserci una montagna non edificabile.
L’ingresso a Quito è stato inoltre un poco tortuoso in quanto l’autista si è perso. O meglio, gli avevamo chiesto di portarci nel cuore della Città Vecchia, in prossimità di Plaza de la Independencia. Tuttavia, l’autista non si è premurato di avvertirci che non era mai stato a Quito e che non sapeva come arrivare in centro; si è quindi messo a vagare per le strade di Quito senza una direzione precisa. Quando mi sono reso conto di quanto stava accadendo, lo abbiamo interrogato e ha confermato che non aveva idea di dove fossimo e nemmeno di dove si dovesse andare. La tecnologia di google maps ci ha aiutato: ho infatti tirato fuori il mio smart phone e l’ho guidato fino alla Città Vecchia. Ad essere sinceri mi ha dato anche fastidio il fatto di dover usare in Ecuador il mio smart phone con scheda italiana, quando autista e consorte avevano 4 cellulari con schede dell’Ecuador.
L’ignoranza dell’autista ci ha tuttavia permesso di visitare (rectius: transitare) nella Città Nuova di Quito (che non avevamo in programma di visitare), e di percorrere via Amazonas, cioè la principale arteria della Quito moderna.
In particolare, abbiamo percorso il tratto nel quartiere di Mariscal Sucre (cioè quello consigliato dalla Lonely Planet). Si tratta di una trafficatissima strada a più corsi fiancheggiata da moderne strutture in cemento armato e vetro: alberghi, banche, ristoranti, uffici, bar. Complessivamente, è sembrata un poco anonima.
La Città Vecchia di Quito
Di maggiore valore storico, culturale e architettonico è la Città Vecchia.
Wikipedia addirittura riporta che Quito “fu la prima città dichiarata, insieme a Cracovia in Polonia, come Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, il 18 settembre 1978”.
Ci siamo fatti lasciare dall’autista in Piazza del Teatro e con una tranquilla passeggiata di dieci minuti tra gli edifici coloniali della Vecchia Quito abbiamo raggiunto Piazza dell’Indipendenza.
Piazza dell’Indipendenza è il cuore di Quito e forse dell’intero Ecuador, considerato che sul lato nord occidentale della piazza si trova il Palacio del Gobierno, dove ci sono gli uffici del Presidente della Repubblica. Avevamo letto che talvolta è possibile entrare nel palazzo per ammirare il suo interno, soprattutto il dipinto murale raffigurante la discesa lungo il Rio delle Amazzoni di Francisco de Orellana; abbiamo così chiesto il permesso alle guardie, che ci è stato negato nonostante le ripetute insistenze di mio padre.
Siamo poi entrati nella cattedrale, che si trova sull’altro lato della piazza. Non l’abbiamo trovata particolarmente interessante dal punto di vista artistico. Tale cattedrale è invece di notevole interesse per i cultori della storia ecuadoregna in quanto (i) ci sono targhe che commemorano i fondatori di Quito, (ii) vi è sepolto Mariscal Sucre, eroe dell’indipendenza dalla Spagna; (iii) c’è una targa che indica il punto in cui il Presidente Moreno morì nel 1875, raggiunto da un colpo di pistola all’esterno del Palacio del Gobierno e traportato morente nella Cattedrale.
A poche centinaia di metri si trova l’attrazione più spettacolare di Quito, e cioè la chiesa della “Compañia de Jesús”. E’ una chiesa barocca, riccamente decorata in tutti i suoi angoli. Sembra che siano state utilizzate sette tonnellate d’oro per rivestire le pareti e i soffitti. E’ come camminare all’interno di uno scrigno d’oro. Nei pressi dell’altare ci sono degli specchi che consentono di apprezzare in piena comodità le cupole e le decorazioni del soffitto. Si tratta, in definitiva, di una delle chiese più ricche dell’interno continente (non ho ricordi di chiese così ricoperte d’oro in Europa). Certamente è uno dei luoghi di maggiore interesse dell’intero Ecuador.
Dopo altri cento metri siamo arrivati in piazza San Francisco, sovrastata dal celebre monastero omonimo. Nella piazza c’erano lavori in corso, e quindi non la si poteva apprezzare in pieno nonostante sia considerata la migliore di Quito. Siamo tuttavia riusciti ad ammirare il Monastero, dalle lunghe pareti imbiancate al cui centro svettano due campanili gemelli. Non siamo entrati nel Monastero, dove si trova un museo che abbiamo ritenuto essere troppo “specifico”. Merita però salire fino all’ingresso del Monastero (anche se non si vuole entrare), dato che c’è un bel panorama su Quito e le montagne circostanti (la Lonely Planet lo definisce “una delle viste più belle dell’Ecuador”).
Il giro nella Città Vecchia di Quito – con sosta per un veloce pranzo – ci ha impegnati complessivamente quasi 4 ore.
Siamo quindi risaliti nel van per andare verso Papallacta.
Le terme di Papallacta
Papallacata è un villaggio a circa due ore di auto da Quito. Si raggiunge con una comoda autostrada che scollina a 4100 mslm! Precisamente, Papallacata si trova sull’altro versante della montagna, e precisamente nel versante della foresta amazzonica.
Quanto sopra comporta che sia la vegetazione che il clima sono notevolmente differenti. Sul versante di Quito la vegetazione è brulla, anche in ragione della scarsità delle precipitazioni meteoriche; e in effetti, c’era il sole e una piacevole temperatura di 20° all’ombra. Appena varcato il passo e iniziata la discesa verso Papallacta, la vegetazione è diventata sempre più florida e verde; e ha iniziato a piovere.
Siamo arrivati a Papallacta in un clima tipicamente autunnale, con pioggia e nubi basse. A dire il vero, non erano le nuvole ad essere basse, ma noi ad essere alti, posto che Papallacta si trova a 3.300 mslm.
Il villaggio di Papallacta non ha niente di speciale. E’ famoso solo perché a circa 2 km ci sono le Termas de Papallacta, cioè un complesso alberghiero e termale che viene considerato dagli ecuadoregni e dalla Lonely Planet come il migliore dell’intero Ecuador.
Nel Balneario, gratuito per gli ospiti dell’albergo (Hotel Termas de Papallacta) e a pagamento per gli esterni, ci sono oltre 20 vasche di varie dimensioni riempite di acqua termale; ci sono perfino gli scivoli per non annoiare i bambini.
Noi però eravamo ospiti dell’Hotel Termas de Papallacta, la cui organizzazione logistica è decisamente spettacolare. L’albergo è strutturato come una serie di bungalow in legno disposti in senso circolare, circondati da numerose piscine all’aperto (di varie dimensioni e forma) riempite di acqua termale, ciascuna con differenti temperature. Questo significa che, indossato il costume in camera, si scendono due scalini e si entra direttamente nella vasca di acqua fumante.
Tra una vasca e l’altra, ovviamente, ci sono fiori e piante di ogni tipo. Considerato il rapporto qualità-prezzo, questo è uno degli alberghi migliori in cui io sia mai stato.
Siamo tutti stati ad ammollo quasi un’ora, passando da una vasca all’altra. Dentro l’acqua calda, il cielo plumbeo e carico di pioggia non rappresentava nemmeno un problema.
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Una risposta a "Quito e le terme di Papallacta"