Gli altipiani andini
Lunedì 7 agosto abbiamo lasciato il bel albergo di Baños per effettuare con il nostro van quello che la Lonely Planet chiama il Circuito di Quilotoa, cioè un giro sugli altipiani che partendo da Latacunga passa per i villaggi di Pujili, Zumbagua e ha il proprio pezzo forte nella “Laguna di Quilotoa”.
La parte più interessante si ha quando si lascia Latacunga, abbandonando così il fondo valle, per arrampicarsi sulle Ande in direzione Pujili-Quilotoa. Il viaggio in macchina dura un paio di ore, ma non ci si annoia mai perché si è incantati a guardare il panorama andino, i villaggi con le case il cui tetto è fatto di paglia, e gli indios intenti a lavorare la terra con picconi e badili, oppure trasportare i prodotti agricoli su grosse ceste caricate in spalla.
Guardando fuori dal finestrino ho finalmente assimilato e verificato gli insegnamenti delle scuole elementari e medie, allorquando le maestre mi dicevano che le Alpi sono montagne giovani, come dimostrato dal fatto che sono ripide e a punta, mentre le Ande sono montagne vecchie e quindi dai tratti più “morbidi”. Ed invero, in questo viaggio si possono osservare cime che superano i 4.500 mslm che tuttavia hanno un andamento che potremmo definire collinare.
Inoltre, lungo l’altipiano le montagne sono coltivate fino alla cima; ma poiché si tratta di coltivazioni ad uso familiare e quindi di limitata metratura, l’effetto ottico è quello di un bellissimo patch-work.
La Laguna di Quilotoa
Durante il percorso da Baños a Quilotoa ci siamo fermati un paio di volte per fare foto o visitare qualche villaggio, come ad esempio Pujili. Quest’ultimo non ha niente di particolare, anche se la sosta di circa 30 minuti è stata apprezzata per visitare il mercato centrale, soprattutto nella misura in cui ci ha consentito di cogliere la ricchezza dell’offerta ortofrutticola dell’Ecuador.
All’ora di pranzo siamo arrivati alla Laguna di Quilotoa, cioè un lago formatosi all’interno di un vecchio cratere vulcanico. Si tratta di uno dei posti di maggiore interesse dell’intero Ecuador.
Il belvedere sul cratere si trova a 3.900 mslm. Il lago è circa 400 più in basso e non ha né immissari né emissari. Secondo la Lonely Planet, il lago è profondo 250 metri.
Dopo aver scattato qualche foto siamo andati a pranzare e subito dopo mi sono comprato un berretto di lana dal taglio tipicamente andino, per proteggermi dal vento.
Mia madre e i miei figli più piccoli sono rimasti nel ristorante, mentre io con la restante parte del gruppo ho preso il sentiero che in circa 45 minuti ci ha portato in fondo al lago.
Qui abbiamo trovato una piccola spiaggetta, con la possibilità di noleggiare delle canoe per navigare nel lago.
Il pensiero costante durante la gita era la preoccupazione per lo sforzo fisico richiesto per riguadagnare i 400 metri di dislivello ad una altitudine di quasi 4mila metri. Fortunatamente abbiamo visto che per €10 a testa era possibile risalire con cavalli messi a disposizione di ragazzi del luogo, e ne abbiamo approfittato.
Peraltro, la risalita a cavallo è stata divertente e ci ha consentito di concentrarsi sul panorama, e sui colori del lago che cambiavano mano a mano che il sole si abbassava.
Risalita che, è bene precisare, è durata oltre un’ora dato che anche i cavalli risentivano della mancanza d’aria dovuta all’altitudine: ogni 5 metri si fermavano 30 secondi a rifiatare.
Il Cotopaxi e l’Hosteria La Ciénega
Dopo essere tornati al ristorante ed aver bevuto una cioccolata calda ci siamo resi conto che il sole stava per tramontare e che non vi era più tempo per completare l’intero Circuito di Quilotoa, così come suggerito dalla Lonely Planet. Anche perché, ci avevano riferito che nella parte rimanente le condizioni delle strade sono pessime.
Siamo quindi tornati sui nostri passi in direzione Latacunga. Tuttavia, il viaggio di ritorno è stato ancora più interessante dell’andata, grazie soprattutto ai colori delle montagne “scaldati” dagli ultimi raggi di sole.
Inoltre, proprio all’imbrunire, sono sparite le nuvole dalla cima del Vulcano Cotopaxi, che si è così fatto ammirare con la sua perfetta forma conica, ricoperta di neve.
In auto c’era una certa eccitazione. Del resto, il Cotopaxi ha un’altitudine di 5.872 m s.l.m. ed è quindi uno dei più alti del mondo; ma soprattutto, è uno dei vulcani “più belli del mondo” dato che ha la forma di un cono perfetto di più di 3000 m di altezza misurati dalla sua base (basti pensare che il cratere alla sommità misura circa 700 m di diametro e la base del cono è larga circa 23 km). In talune pubblicazioni viene definito come il vulcano più pericoloso del pianeta. Il nome Cotopaxi significa Collo della luna, poichè il sistema satellitare di notte sembra posarsi proprio sulla sua cima. Questo vulcano negli ultimi due secoli ha eruttato più di cinquanta volte.
Erano quasi le 20 che siamo arrivati alla Hosteria La Ciénega, un albergo nella cittadina di Lasso ricavato in una delle più antiche “fazende” coloniali dell’Ecuador, con oltre 400 anni di storia. L’albergo “trasudava” di storia; tutti gli elementi architettonici erano notevoli e gli interni di gran pregio. C’erano luci soffuse su arredi di pregevole fattura; il caminetto acceso nella sala dove abbiamo cenato. Insomma, eravamo in un gran bel posto che metteva quasi soggezione. L’unico problema è stato che non c’era acqua calda in bagno, e per fare la doccia abbiamo dovuto tribolare non poco.
A mia figlia Giulia è piaciuto moltissimo questo albergo perché hanno messo la mia famiglia in una grande stanza con cinque letti, che le ricordava la camerata di Harry Potter nel castello di Hogwarts e per il numero e la disposizione dei letti, e per il massiccio uso del legno, e per l’”antichità” del luogo.
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