Perché sciare a Kitzbühel
Tra il 6 e l’8 febbraio 2015 l’Apricot Ski Club ha celebrato la seconda uscita della sua storia sulle piste di Kitzbühel, località che era stata scelta perché sede della più famosa e pericolosa gara di sci del mondo: la discesa libera sulla mitica pista Streif. E’ noto che la vittoria sulla Streif per uno sciatore rappresenta il massimo della carriera, più di un oro ai campionati del mondo oppure alle Olimpiadi.
Abbiamo poi scoperto che Kitzbühel non è solo la Streif, ma è anche un bellissimo e sofisticato centro storico tipicamente tirolese che fa da cornice ad un comprensorio sciistico immenso, che offre quasi 200 chilometri di piste battute, con impianti all’avanguardia (è stata la prima volta che abbiamo utilizzato le seggiovie con le sedute riscaldate).
Per capire la grandezza del comprensorio, basti pensare che in un weekend abbiamo provato sì e no un terzo delle piste! Infatti gli impianti collegano i paesi di Kitzbühel, Jochberg, Mittersill, Hollersbach, Aschau, Kirchberg e Aurach.
Va segnalato che le quote sono piuttosto basse: il paese è a 800 metri e il dislivello massimo non supera i 1200 metri; raggiunge i 2000 m sullo Zweitausender e su poche altre cime. Noi però abbiamo sempre trovato molto freddo e neve.

Il trasferimento
Il 6 febbraio siamo partiti alle 6 di mattino da Treviso, decidendo all’ultimo momento di percorrere la strada più lunga – cioè quella che passa per il Brennero – perché c’era una bufera di neve.

Alle 11.30 siamo arrivati al Cordial Hotel che si trova nel paesino di Reith bei Kitz. Non abbiamo potuto pernottare a Kitzbühel perché i prezzi erano proibitivi.
Abbiamo scaricato i bagagli nelle camere (ivi compreso l’umidificatore del Camerlengo, come si vede nella foto che segue) per andare velocemente a sciare.

Peraltro, l’albergo è stato carissimo, anche se le camere erano veramente spaziose.


Le skiweg
Venerdì abbiamo sciato dalle 13 alle 17.30 sotto una leggera nevicata, ma con piste in ottime condizioni. C’erano pochissime persone. Sciata complessivamente buona, nonostante le condizioni climatiche.
A causa del meteo e della necessità di prendere conoscenza con questo gigantesco comprensorio, gran parte delle discese si è concentrata nelle piste ad altitudine più bassa, e quindi nel bosco per migliorare la visibilità. Gran parte delle piste in realtà erano skiweg o poco più.
Le skiweg hanno tuttavia rappresentato l’occasione per sperimentare la più importante innovazione tecnologica del week end, e cioè la go-pro che Matt das Aas si era comprato per migliorare le riprese ed evitare di congelarsi le mani a fare filmati con lo smartphone (come accaduto a Mayrhofen).

Il centro benessere
Nella scelta della località sciistica grande attenzione viene tradizionalmente prestata alla SPA o al centro benessere.
Nel weekend di Kitzbühel non c’è stato bisogno di andare in SPA pubbliche (come invece accaduto, ad esempio a St. Anton oppure a Soelden) perché l’albergo era dotato di un gigantesco centro benessere, che abbiamo visitato subito dopo essere rientrati in albergo. Di questa esperienza vanno ricordati quattro particolari:
- Dal punto di vista logistico, il centro benessere non era nel corpo principale dell’albergo, ma in una struttura staccata dall’hotel nel mezzo del giardino.
- La suddetta organizzazione architettonica ha imbufalito Raff il Camerlengo, in quanto per andare a fare la sauna ha dovuto indossare la tuta da sci in considerazione delle fitte nevicate del weekend (e della temperatura costantemente sotto lo zero).
- La distanza tra hotel e centro benessere non ha invece rappresentato un problema per gran parte degli altri ospiti, che andavano e venivano in accappatoio, nonostante la temperatura fosse di -9°. Considerato che vi erano 5-10 cm di neve fresca sul vialetto di collegamento tra hotel e SPA, la maggioranza delle persone ha avuto almeno la decenza di indossare delle ciabatte da piscina o quelle di spugna dell’hotel. Non è tuttavia mancato chi si è recato completamento scalzo.
- L’idromassaggio era sotto un baldacchino, circondato da pareti di specchio, dal gusto alquanto discutibile. Il tutto ha fornito materiale per le nostre battute di spirito (nella foto, nell`angolo a sinistra).

La Streif
Il sabato siamo usciti dall’albergo sotto la nebbia. Ci siamo diretti verso la montagna della Hahnenkamm per sciare sulla mitica Streif.
Abbiamo innanzitutto notato che le cabine dell’impianto di risalita sono dedicate ai vincitori della gara: abbiamo così potuto vedere la cabina dedicata ad Alberto Tomba e quella a Dominik Paris.
A metà della risalita abbiamo superato il livello delle nuvole e trovato il sole. Meraviglioso. Sciare con il sole sopra il mare di nuvole è una delle massime esperienze per uno sciatore.

In secondo luogo abbiamo visto che all’arrivo della cabinovia c’è il museo del trofeo Hahnenkamm, che raccoglie reperti e descrive la storia della più prestigiosa gara di sci del Mondo.
Studiata la teoria nel Museo, ci siamo buttati giù per la Streif. Già dal cancelletto fa impressione.

I punti più famosi della pista, alla prova dei fatti, si sono dimostrati molto più paurosi di quanto uno possa immaginare guardando la gara da casa. Sulla Mausfalle, con pendenza che supera l’80% con fondo completamente ghiacciato, era praticamente impossibile sciare: si doveva solo cercare di scendere. Non a caso la Mausfalle non è classificata come pista, ma come una ski route.
Dopo aver sciato tre-quattro volte sulla Streif, siamo andati a sperimentare le altre piste del comprensorio fino al tardo pomeriggio.

A fine giornata la stanchezza si e` fatta sentire.

L’importanza del look
Dopo la sauna siamo andati a cenare nel centro di Kitzbühel. Ci sono moltissimi locali per tutti i livelli e tutti i gusti.
E’ curioso vedere bellissime ragazze girare in una località sciistica d’inverno senza moon boot, ma indossando minigonne ascellari e tacchi a spillo (con neve fresca e temperatura attorno ai -10°).
Ed invero, dopo aver cenato, abbiamo constatato sulla nostra pelle che i buzzurri eravamo noi, allorché ci è stato negato l’ingresso in un club per il look non appropriato.

Domenica
Domenica mattina abbiamo sciato tre ore sotto una fitta nevicata. Abbiamo provato anche la pista dove si disputa la prova di slalom speciale.
Abbiamo poi fatto una passeggiata e un po’ di shopping nel centro storico. Tra le altre cose, abbiamo comprato bretzel e landerjaeger per il nostro pranzo che avremmo consumato in automobile durante il viaggio di ritorno a casa.

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